“Ma l’esperienza più originale nella quale ci siamo imbattuti finora è quella del KG6, il “servizio segreto” organizzato dall’enoteca Escobrillo, a Milano. In pratica, al cliente vengono chieste le iniziali alle quali, in un apposito registro, vengono associati i vini acquistati. Ne bastano tre, agli “agenti segreti del gusto”, per carpire il gusto delle persone e consigliare i vini giusti volta per volta. Se Google lo fa con un algoritmo, quelli del KG6 lo fanno “a fiuto”, e cioè con la cultura dell’esperto. KG6 sta per “Ke Gusto 6”, nel particolare linguaggio di quest’enoteca che parla tra l’altro di “degustaggio” invece che di “degustazione”, per non lasciar temere momenti troppo d’élite e chiarire sin da subito che è tutto un gioco in compagnia.
E il degustaggio si fa così: il cliente passa in enoteca per ritirare i suoi calicini sigillati ermeticamente e numerati e poi, all’ora e alla data previste, ci si connette su Zoom e si degusta insieme.
Dopodiché viene anche consegnata al cliente (che potremmo ormai definire, vediamo… gustaggiatore?) un’apposita agenda con un lessico di aromi e sapori, un glossario psico fisico, l’elenco e le schede dei vini assaggiati e la storia Umanissima del Vino, un racconto a puntate sui vini.
E per riprendere l’atmosfera un po’ misteriosa dell’inizio di questo nostro lungo viaggio nel mistero del gusto e delle idee per salvarlo nella gabbia digitale, diciamo anche che durante il “degustaggio” qualche maschera c’è: non mascherine, ma maschere per travisare l’enologo e aggiungere un piccolo tocco di segretezza.”
I ristoranti fantasma e il mistero del gusto nella prigione digitale | Euronews