Vivera è un’azienda familiare. Iniziata con i nostri genitori Armida e Nino, con la coltivazione delle uve, è stata ampliata da Eugenio, mio fratello e da me che scrivo, Loredana, con la creazione dei vini.
Il nostro senso di famiglia è ampio e inglobante perché tutte le persone che lavorano con noi, da tanti anni, dentro e fuori la cantina, sono tutti parte della nostra famiglia e ognuno si prende cura dell’altro. Viviamo in un ambiente dove regna serenità, gioia e armonia e dove condividiamo la passione per il vino, per l’Etna e la Sicilia tutta intera. La nostra visione è incentrata a trasmettere a chi beve i nostri vini tutta questa cura e attenzione, tutta la nostra dedizione.
1.Qual’è il vostro approccio al vino?
Siamo nati nella vigna e il nostro approccio è di salvaguardare al massimo la riconoscibilità dell’uva proveniente da uno specifico pezzettino di vigna. Chi ci viene a trovare in cantina deve poter andare in vigna sorseggiando il vino e deve potersi dire che unicamente in quel luogo poteva nascere ciò che sta bevendo.
2.Come state? E come state affrontando questa annata?
Stiamo tutti bene e ci stiamo proteggendo il più possibile adottando tutte le misure di protezione per fare in modo che il lavoro continui per tutti e che le vigne e i vini non vivano un solo giorno da soli senza di noi a guardarli e a prendercene cura. Abbiamo lavorato su nuovi progetti. Abbiamo creato delle bellissime bottiglie per i nostri due oli e una confezione regalo il cui cliente abbia voglia di conservare Abbiamo creato delle nuove buste per le bottiglie di vino e la bottiglietta di olio: sono fatte con carta di alghe, compostabile. Oltre ad essere belle vogliamo contribuire ad un progetto ambientale di contenimento delle alghe in eccesso nelle lagune. Fare un vino biologico per noi significa vivere in un ambiente rispettoso della vita. Vedere come l’inquinamento atmosferico sia diminuito durante la chiusura dei mesi scorsi fa pensare a quanto ogni singola persona può contribuire al cambiamento. La nostra azienda è in biologico ma, francamente, non basta, possiamo sempre fare di più.
3.Il gusto oltre la sete: quale delle vostre bottiglie bere in tempi di coprifuoco?
AAHH tutti! Io sono una donna “godereccia”, perché limitarsi? E poi ogni vino ha il suo momento!
Se sono con amici sicuramente preferisco Altrove, Terra dei Sogni e C’era una volta… tre vini con personalità e che contribuiscono a far aumentare la chiacchera tra amici.
Con la famiglia mi piace invece il vino A’mami, dedicato alla mamma ma anche alle persone che si amano.
Rosato di Martinella lo bevo volentieri con chi mi sfida e mi dice “a me i rosati non piacciono!”, per vedere poi come cambia idea!
L’Etna Rosso lo berrei in una qualsiasi situazione dove ho cibo casalingo, pieno di gusto con ingredienti semplici e di qualità perché lui è puro, franco e diretto come questi piatti e la tradizione di famiglia. Salisire, l’Etna bianco, lo consiglio quando si ha voglia di meditare con un calice in mano di bianco o almeno quando si ha tempo di godersi in tranquillità un vino, senza pressione. Non so se è un vino da meditazione, ma sicuramente è un vino austero, potente nella sua evoluzione olfattiva e che richiede tempo e voglia di scoprire ogni singolo dettaglio per un finale che ti fa dire che solo la terra vulcanica sa dare quelle sensazioni. E poi il Martinella Etna rosso, ideale se sono in “amorosa” compagnia perché è un vino intenso, penetrante, profondo che in modo quasi subdolo entra nell’anima.
4.Una frase, un invito, un augurio, un monito, una suggestione per gli avventori dell’ Escobrillo..
(sbizzarritevi pure..)
Dimenticate occhi, naso e bocca. Offrite il vino con passione e bevetelo solo col cuore.